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: Nozioni : Pubblicazioni ; Applicazione D.Lgs 231/2001

Pubblicato da
: Avv. Sabrina Rondinelli
Data ; 05 / 01 / 2010


L'applicazione del D.Lgs 231 del 2001alle Società di Calcio Professionistiche

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Il Modello Organizzativo ex D.Lgs 231/2001;
Per quanto riguarda la condizione esimente, il decreto (art.6) prevede che il modello organizzativo debba essere idoneo a prevenire l'illecita condotta, adeguato alla realtà aziendale e redatto in base ai codici di comportamento emanati dalle associazioni rappresentative degli Enti. A questo proposito, Confindustria ha suggerito alcuni principi guida che dovrebbero informare il modello organizzativo ed essere esplicitati nel relativo codice etico (previsto dal decreto come parte fondante il modello organizzativo): -sistema organizzativo sufficientemente chiaro e formalizzato, soprattutto per quanto attiene l'attribuzione di responsabilità, le linee di dipendenza gerarchica e la descrizione dei compiti, con specifica previsione di principi di controllo quali, ad esempio, la contrapposizione di funzioni e l'abbinamento di firma; -separazione di funzioni tra chi autorizza un'operazione, e chi la contabilizza, la esegue operativamente e la controlla; -assegnazione di poteri autorizzativi e di firma in coerenza con le responsabilità organizzative e gestionali definite; -registrazione, autorizzazione e verifica di ogni operazione, con controllo di legittimità, coerenza e congruenza; -comunicazione al personale e sua formazione sulle caratteristiche del modello organizzativo; -istituzione di un organismo di vigilanza, dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo, che vigili e curi l'aggiornamento del modello , andando a sviluppare nuovi rapporti di governante sia con gli organi di amministrazione e controllo, che con gli organi direttivi. E'importante sottolineare come i principi guida sopra riportati si ispirano ad una maggior controllabilità dei flussi, con separazione tra chi esegue e chi controlla, e di maggiore tracciabilità, ma non sono comunque se non in via ipotetica, garanzia di comportamento etico e lecito da parte della società. A tal proposito, la letteratura organizzativa ha ormai da anni affermato come un assetto organizzativo valido in assoluto non esista, ma sia da correlare con le altre variabili organizzative e di contesto che ne informano il comportamento e l'azione. Da questa previsione normativa di idoneità e di adeguatezza, declinata dalle associazioni rappresentative degli enti in linee guida, si evince quanto il legislatore lasci comunque ampia autonomia nella predisposizione del modello organizzativo che, oltre a procedure e protocolli, comprende il codice etico che sancisce i principi e gli obblighi di comportamento per tutti i dipendenti e il sistema disciplinare che prevede apposite sanzioni per la violazione delle regole di condotta e, in generale, delle procedure interne. La società deve infine istituire un organismo di vigilanza dotato di propri poteri di iniziativa e di controllo con il compito di vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del modello e di garantire l'aggiornamento. Secondo le linee guida di Confindustria non può coincidere con il Collegio Sindacale e deve rispondere ai principi di autonomia ed indipendenza, professionalità e continuità di azione. Se da una parte è vero che le Società di calcio professionistiche, sull'onda della crescita reale e potenziale del business del calcio, stanno progressivamente adottando nuovi modelli organizzativi e meccanismi di gestione,integrando la dimensione sportiva con la dimensione manageriale , è anche vero che la maggior parte non ha ancora sviluppato una culture manageriale capace di innovare adottando strategie di cambiamento organizzativo. In Italia, si è appena iniziato, per esempio,a selezionare ed assumere manager capaci di gestire funzioni complesse o processi trasversali (tipicamente di staff) e di ricoprire aree di responsabilità legate ai risultati della gestione,nonostante molti club abbiano già introdotto nuove aree di management come marketing, gestione finanziaria, vendite gestione delle relazioni con la stampa, gestione delle infrastrutture e degli stadi, promozione dell'immagine etc. Cultura organizzativa e competenze manageriali, già evidenti nei club di altri Paesi europei (Inghilterra su tutti), iniziano solo ad intravedersi in Italia, dove le organizzazioni calcistiche stentano ad applicare i principi e le logiche che sottostanno al modello richiesto dalla 231 del 2001 e che di fatto dovrebbero ispirare tutte le aziende di determinate dimensioni e ad alto impatto socio economico ,come per esempio i club di calcio,anche indipendentemente dal dettato normativo. Chiare aree di responsabilità, e relazioni organizzative e gerarchiche, la realizzazione di efficaci ed oggettivi sistemi di gestione e di controllo, l'individuazione dei processi e procedure strategiche in cui risulti chiaro chi fa che cosa, quando e come, sono infatti aspetti che rappresentano potenziali vantaggi competitivi per qualunque organizzazione. In altre parole, il modello organizzativo su cui il D.Lgs 231 concentra giustamente l'attenzione come forma di tutela da comportamenti illeciti da parte dei dipendenti, richiama principi e logiche generali di efficace e d efficiente gestione e di appropriata strutturazione organizzativa. In tal senso il modello dovrebbe essere colto dall'azienda che lo deve implementare come opportunità di cambiamento e miglioramento dell'organizzazione. Ad esclusione di quei casi, in Italia purtroppo non infrequenti, in cui è la proprietà medesima che opera scientemente al confine tra lecito ed illecito o nel malaffare,es.Perugia di Gaucci,etc, in cui,quindi, la volontà di costruire forme di tutela attraverso gli strumenti del codice etico, di un modello di gestione e di un organo di vigilanza interno viene meno ab origine. Esistono alcune prime esperienze i club sportivi (es.Inter e Juventus), che stanno adottando lo strumento del codice etico anche ex 231 ma, vista la recente introduzione del modello, non si è ancora in grado di apprezzarne l'efficacia, né si è avuto modo di approfondirne la conoscenza, né tantomeno di individuarne o ricercare le competenze capaci di implementarlo. Alcune società (es. Virtus Roma, Pallavolo Catania) senza richiamare espressamente il dlgs 231, hanno già seguito questa direzione dotandosi di un codice etico interno a cui non ha fatto però ancora seguito un processo di ristrutturazione organizzativa. I lodi arbitrali emessi nel 2006 per gli illeciti commessi alle società di calcio professionistiche, i casi piu rilevanti di aree sensibili sono i reati in danno alla pubblica amministrazione, a cui si possono ascrivere l'indebita percezione di contributi federali, la corruzione di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio(personale FIGC, CONI, UEFA,ecc) e i reati societari, cosi come evidenziato nell'introduzione. Anche l'attività internazionale di acquisto-cessione di giocatori impone una riflessione in ordine alle fattispecie di reato introdotte con la legge n.146 del 2006 (cd.reati transnazionali), con particolare riferimento alla commissione dei reati di riciclaggio (art.648 bis c.p.) e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art.648 ter c.p.).Infine, per le società quotate costituisce area di rischio quella afferente ai cosiddetti delitti finanziari, come il market abuse e l'insider trading.

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